Spieghiamo la tricopigmentazione

La parola è complicata e inizialmente sembra confondere le idee. A cosa serve questa “tricopigmentazione”? Con cosa ha a che fare nello specifico? Diciamo subito che questo trattamento fa parte della medicina estetica ed è anzi una branca della micropigmentazione, o trucco permanente. Dunque serve a mascherare, a coprire, a riportare alla perfezione alcune aree del corpo segnate da traumi o malattie. O solo dalla casualità della vita. Nel caso in specie, tricopigmentazione contiene la parola “trico”, antico termine greco che significa capello: dunque il trattamento serve a mascherare la caduta dei capelli.

Come si esegue la tricopigmentazione?

La tricopigmentazione interviene quindi a colorare, o ricolorare, zone che dovrebbero essere coperte da peli o capelli e che invece sono esposte. Di solito la richiedono persone che hanno subito traumi, bruciature, o caduta di capelli dovuta a malattie particolari. Nelle persone predisposte a calvizie precoce (quasi sempre uomini), la tricopigmentazione maschera la testa calva con effetti che fanno pensare a una semplice rasatura, dunque una scelta di acconciatura personale.

Per eseguire la tricopigmentazione occorre uno strumento elettronico simile a quello che usa il tatuatore. In questo caso, è caricato con aghi di minuscole dimensioni riempiti di pigmento, i quali ogni volta che pungono la pelle rilasciano il colore appena sotto. La sfumatura che si forma a fine trattamento può essere più o meno intensa e dare un effetto “rasato” o un effetto “infoltito” a seconda delle necessità. Dopo i trattamenti seguono altre cure, per alcuni giorni, consigliate dagli specialisti di https://www.tricopigmentazionecalvizie.it/ .

Quali effetti si ottengono?

Si ottengono diversi effetti, con la tricopigmentazione. A seconda della necessità del cliente e di ciò che vuole mostrare, i risultati possono anche essere reversibili o irreversibili. Gli effetti principali della tecnica di tricopigmentazione sono:

  • rasato – come quando ci si taglia i capelli totalmente e questi ricrescono creando quell’ombra grigiastra sul cuoio capelluto; il tatuaggio in questo caso ripropone quel colore e chi guarda dall’esterno non penserà mai che ha davanti una persona calva, ma una persona che – per scelta – si è rasata la testa.
  • denso – l’effetto denso fa sì che il tatuaggio sia fatto tra i capelli esistenti e resistenti, ma magari più radi che lasciano quindi intravedere la testa di sotto; il colore immesso coprirà quello della pelle nuda e quindi chi guarda da lontano vedrà una testa “ben piena” di capelli.
  • ibrido – ovvero un effetto rasato ma non troppo! Da lontano sembrerà di avere davanti una persona con capelli tagliati molto corti, ma non del tutto rasati.
  • correttivo – è un tatuaggio più mirato, che tende a coprire una minima parte, magari quella segnata da una cicatrice, in modo che si veda il meno possibile.

Chi può fare la tricopigmentazione e chi no

La tricopigmentazione è sconsigliata a persone con problemi di dermatiti, di allergie, con ipersensibilità o con patologie al fegato che potrebbero risentire dei troppi pigmenti inseriti nel corpo. Se soffrite di psoriasi o altre malattie autoimmuni legate alla pelle consultate prima il vostro medico. Meglio evitare se siete diabetici o se siete donne in gravidanza. In assenza di fattori di rischio, tutti possono sottoporsi a questo trattamento.