Sovranità alimentare: come tutelare le eccellenze italiane

La sovranità alimentare è uno di quei principi di cui si sente parlare molto, ma non tutti comprendono  davvero il suo significato.

La sovranità alimentare è il diritto di popoli, comunità e nazioni di definire e controllare le proprie politiche e pratiche agricole, alimentari e di pesca, nel rispetto dell’ambiente e delle tradizioni culturali.

Questo approccio mira a garantire la sicurezza alimentare e nutrizionale, food security, la sostenibilità ambientale e lo sviluppo economico locale, dando priorità alle esigenze delle comunità locali e dei piccoli produttori.

La sovranità alimentare si contrappone al modello dominante di agricoltura industriale e al commercio internazionale, che tendono a favorire le grandi aziende agroalimentari e a rendere i paesi dipendenti dalle importazioni di cibo.

L’idea di sovranità alimentare è stata inizialmente proposta dalla rete internazionale dei movimenti contadini La Via Campesina nel 1996, durante il Summit Mondiale sull’Alimentazione delle Nazioni Unite a Roma.

I principi chiave della sovranità alimentare includono:

  1. L’accesso equo e sostenibile alle risorse produttive, come terra, acqua, sementi e conoscenze tradizionali.
  2. Il sostegno alle pratiche agricole sostenibili, come l’agricoltura biologica, la permacultura e l’agroecologia, che mantengono la biodiversità e proteggono l’ambiente.
  3. La promozione di sistemi di produzione e commercializzazione locali e regionali, che rafforzano le economie locali e riducono la dipendenza dalle importazioni di cibo.
  4. Il diritto dei consumatori di conoscere l’origine e la qualità dei prodotti alimentari che acquistano, attraverso sistemi di etichettatura e certificazione trasparenti.
  5. Il riconoscimento e il rispetto dei diritti dei lavoratori agricoli e dei piccoli produttori, inclusi i diritti all’autorganizzazione e alla partecipazione democratica nelle decisioni che riguardano la produzione e la distribuzione del cibo.
  6. La promozione di politiche alimentari e agricole che garantiscano la sicurezza alimentare e nutrizionale per tutti, in particolare per i gruppi più vulnerabili e marginalizzati.

In sintesi, la sovranità alimentare mira a riconoscere e sostenere il diritto delle comunità locali di decidere e gestire autonomamente le proprie risorse alimentari e agricole, ponendo l’enfasi sulla sostenibilità ambientale, la giustizia sociale e l’autosufficienza.

Perché è importante la sovranità alimentare?

La sovranità alimentare è importante per spingere il consumo interno dei prodotti nazionali, limitando il consumo di quelli stranieri. Ma c’è da fare attenzione, perché la richiesta dei mercati internazionali del nostro paese è importante, limitarla potrebbe creare non pochi ‘danno’ alle aziende ed ai rapporti commerciali.

Considerando che gran parte delle filiere alimentare del nostro paese sopravvive e prospera grazie all’export agroalimentare, è bene comprenderne i principi e quali siano i requisiti che devono soddisfare le organizzazioni che mirano a differenziarsi nel mercato internazionale.

Nell’articolo cercheremo di fornire una panoramica utile agli operatori in merito ai requisiti obbligatori fino a quelli volontari di certificazione alimentare. Tratteremo questo argomento con Federico Pucci di Sistemi & Consulenze, realtà che opera nel settore della formazione, consulenza, auditing e certificazione alimentare.

I loro servizi possono essere visionati sul sito web: www.sistemieconsulenze.it

Sicurezza ed igiene degli alimenti: requisiti obbligatori per le imprese

Ogni organizzazione che produce, trasforma, trasporta, vende e sommisti alimenti deve rispettare i requisiti di sicurezza ed igiene degli alimenti obbligatori comuni a tutti i paesi membri della UE.

Diamo un’occhiata ai principali requisiti che deve rispettare un operatore del settore alimentare:

  • Registrazione. Ogni operatore ha l’obbligo di registrazione presso l’autorità competente. Ogni azienda del settore alimentare, compreso quello dei materiali a contatto con gli alimenti deve notificare l’inizio attività all’autorità competente in conformità con le norme;
  • Pacchetto Igiene. Contiene i fondamenti della sicurezza alimentare come definiti dal Regolamento CE 178/2002 che definisce i fondamenti dei sistemi di allarme, EFSA, sicurezza alimentare e tracciabilità. Il Reg CE 852/2004 e il Reg CE 853 regolano i requisiti di sicurezza per gli alimenti e gli alimenti di origine animale. Aggiornato dal Reg CE 382/2021, introducendo requisiti di cultura della sicurezza alimentare;
  • MOCA. Li operatori che operano nel comparto dei materiali a contatto con gli alimenti devono rispettare regolamenti specifici di settore, quali: Reg CE 1935/2004 sulla definizione dei materiali a contatto con gli alimenti, MOCA. Reg CE 10/2011 Requisiti specifici per il materiale plastico;
  • Formazione. Tutti gli operatori del comparto devono essere debitamente formati. I requisiti da soddisfare per la formazione degli specialisti dell’alimentazione autorizzati a livello regionale;
  • Valutazioni analitiche. Effettuazione di valutazioni analitiche secondo i livelli definiti dal Reg CE 2073/2005 Contaminazione Microbiologica degli Alimenti. Regolamento CE 1882/2006 contaminazione chimica degli alimenti;
  • Informazioni ai consumatori. Tutti i prodotti alimentari devono essere correttamente etichettati come previsto dal Reg CE 1169/2011 in materia di informazioni sugli alimenti ai consumatori.

Chiaramente, questo elenco ha lo scopo di fornire esempi dei requisiti che gli OSA (Operatori del settore alimentare) devono rispettare quando svolgono le loro attività con l’obiettivo di immettere sul mercato alimenti sani e non pericolosi per la salute umana.

Certificazione alimentare volontaria

Uno strumento essenziale per sostenere gli imprenditori e le loro aziende è la certificazione alimentare volontaria. Queste attestazioni vengono rilasciate da organismi di certificazione terza ed accreditata a seguito di audit di valutazione periodici, ed attestano la conformità a requisiti rigorosi oltre a quelli appena visti sopra.

Questi requisiti sono norme e standard di certificazione volontaria nati dall’impegno di tavoli tecnici formati dalle associazioni di consumatori, governo nazionali ed internazionali, grande distribuzione organizzata e filiera agroalimentare.

Esistono tre grandi ambiti di certificazione alimentare:

  • Sistemi di gestione. Requisiti che vendono impegnati i tavoli tecnici presso la ISO, International Organization for Standardization, che comprendo la certificazione ISO 9001, il sistema di gestione della qualità, certificazione ISO 22000, sistema di gestione della sicurezza alimentare, certificazione ISO 22005, sistema di gestione della tracciabilità alimentare di filiera;
  • Standard di certificazione. Derivati dagli impegni della grande distribuzione o di gruppo di grandi produttori, riconosciuti dalla GFSI, Global Food Safety Initiative, iniziativa del Global Forum nata per armonizzare leggi, norme ed usanze globali a tutela dei mercati e della salute dei consumatori, di questi standard fanno parte la certificazione BRCGS, IFS, FSSC 22000 e il Global Gap;
  • Certificazione di prodotto. Regolamenti, norme e standard che definiscono le caratteristiche precise dei prodotti alimentari, ad esempio, sono certificati biologici, senza glutine, marchiati collettivamente.

Certificazione alimentare volontaria: tutela per il Made in Italy

La scelta di adottare uno standard piuttosto che un altro dipende molto dall’alimento prodotto e dal mercato di riferimento al quale lo si voglia proporre. E’ chiaro che adottare i requisiti di una norma o di uno standard permette anche di tutelate l’identità del made in Italy.

Se per quanto riguarda le norme alimentari che si basano sui sistemi di gestione hanno un concetto più gestionale organizzativo. Per quanto riguarda invece gli standard di certificazione, l’impegno sarà più a 360°, infatti si parla non sono di sicurezza ed igiene degli alimenti, ma di sicurezza, qualità e legalità alimentare.

Vediamo quali sono i requisiti comuni degli standard di certificazione:

  • Implementazione di un sistema di gestione qualità documentato secondo i principi del miglioramento continuo PDCA, Plan Do, Check, Act. Questo permetterà di definire obiettivi, risorse, metodiche di monitoraggio e raccolta dei dati, fondamentali per adottare attività di miglioramento per la ricerca di efficienza, efficacia aziendale e soddisfazione del cliente;
  • Valutazione dei rischi. In uno standard alimentare le valutazioni dei rischi comprendono varie aree, vediamole:
    • Rischi alimentari. Adozione dei principi HACCP, hazard analysis and critical control points, o HARPC, Hazard Analysis and Risk-Based Preventive Controls, per i mercati americani. Questi permetteranno la valutazione e la gestione dei pericoli biologici, chimici, fisici, e radiologici negli alimenti;
    • Prerequisiti. Definizione e gestione con l’aiuto delle norme tecniche della famiglia ISO/TS 22002 dei prerequisiti di base per la sicurezza alimentare;
    • Food Defense. Valutazione e gestione delle minacce rispetto alla protezione del sito e dell’alimento nei confronti delle attività di contaminazione volontaria;
    • Food Fraud. Valutazione e gestione delle minacce di frode alimentare, compresi anche i fenomeni di italian sounding per esempio.

Invece la gestione di una certificazione di prodotto è molto più a focus del rispetto di disciplinari, o requisiti specifici, tralasciando spesso attività di gestione più ampie.

Sovranità alimentare e certificazione alimentare volontaria

Come abbiamo visto nell’articolo ci sono norme e standard di certificazione volontaria che permettono di tutelare sul mercato i prodotti italiani.

La medesima tutela però deve essere adottata per il mercato interno, e non solo perché il principio di sovranità alimentare sia stato definito in una istituzione pubblica, ma perché anche il mercato nazionale merita la medesima attenzione.

Le norme e standard che abbiamo visto infatti sono anche richieste per queste motivazioni, dalla grande distribuzione organizzata nazionale, ed è per questo che è importante ricercarle nelle aziende, e nei prodotti.