Egosurfing: cos’è, perché lo facciamo e come usarlo in modo consapevole
Hai mai cercato il tuo nome su Google? Se la risposta è sì, hai praticato egosurfing, un termine nato negli anni ’90 che oggi è più attuale che mai. Con l’esplosione dei social media e dell’identità digitale, l’egosurfing è diventato una pratica comune che, se ben gestita, può diventare uno strumento utile. Tuttavia, è importante sottolineare anche che nasconde alcuni rischi da un punto di vista psicologico e problemi legati alla privacy. Andiamo a vedere di cosa si tratta esattamente, perché ne siamo attratti, cosa dice la Scienza a riguardo e come usare questa pratica in modo consapevole per migliorare il nostro benessere digitale.

Cos’è l’egosurfing?
Egosurfing (anche noto come “self-googling“) è il termine usato per descrivere la pratica di cercare il proprio nome o informazioni personali online. Il termine è stato coniato nel 1995 da Sean Carton, uno dei pionieri di Internet, e nasce dalla fusione tra “ego” e “surfing” (navigare in rete). In sostanza, si tratta di monitorare la propria presenza digitale per curiosità, sicurezza o vanità.
Perché lo facciamo?
Nello specifico, le ragioni per cui le persone cercano sé stesse online sono molteplici:
- Controllo dell’immagine personale – In un mondo iperconnesso, la nostra immagine digitale conta quanto (se non più) di quella reale. Fare egosurfing aiuta a controllare che cosa gli altri possano trovare su di noi.
- Curiosità e autovalutazione – Spesso cerchiamo conferme o feedback impliciti sul nostro valore, sulla reputazione o sul nostro impatto sugli altri.
- Protezione della privacy – Monitorare le proprie tracce digitali può aiutare a prevenire furti d’identità o utilizzi impropri delle proprie informazioni.
- Narcisismo digitale – Alcuni studi suggeriscono che le persone con tratti narcisistici possono essere più inclini a cercare sé stesse online per rafforzare l’autostima.
Cosa dice la Scienza sull’egosurfing?
Diversi studi psicologici e sociologici hanno analizzato l’egosurfing come comportamento legato all’identità e al bisogno di controllo. Ecco alcuni dati interessanti:
- Autoconsapevolezza e feedback – Secondo il modello di feedback sociale di Charles Horton Cooley (“lo specchio del sé”), tendiamo a costruire la nostra identità in base a come pensiamo che gli altri ci vedano. L’egosurfing diventa così uno specchio digitale del nostro ego.
- Dipendenza da approvazione sociale – Alcuni ricercatori hanno collegato l’egosurfing al rilascio di dopamina, il neurotrasmettitore legato alla ricompensa, che viene stimolato quando troviamo informazioni positive su di noi, come un post condiviso, una menzione o una recensione positiva.
- Effetti sulla salute mentale – Se fatto con eccesso, l’egosurfing può portare a ansia, insicurezza e stress. Ovviamente, questo può accadere soprattutto se emergono contenuti negativi, datati o fuori contesto.
I rischi da conoscere
Come abbiamo visto, anche se può sembrare innocuo, l’egosurfing comporta alcuni pericoli. Eccoli più nel dettaglio:
- Sovraesposizione – Potresti scoprire che i tuoi dati sono troppo accessibili, tra vecchi profili, post, foto o commenti dimenticati.
- Cyberstalking e furto d’identità – Le informazioni trovate durante l’egosurfing possono essere le stesse a cui accedono hacker o malintenzionati.
- Ossessione per l’immagine online – Una ricerca compulsiva di sé può rafforzare una visione distorta del sé basata solo sulla percezione esterna.
Come fare egosurfing in modo consapevole
Come anticipato, se fatto con moderazione e strategia, l’egosurfing può essere positivo. In particolare, può diventare uno strumento utile per gestire la propria reputazione digitale. Ecco alcuni consigli pratici:
Fai una ricerca periodica
Cerca il tuo nome (anche con varianti, nickname e combinazioni) su Google e su altri motori di ricerca. Fallo anche su siti specifici come LinkedIn, Facebook, Instagram, TikTok, o YouTube.
Monitora immagini e contenuti
Clicca sulla sezione “Immagini” dei motori di ricerca e usa strumenti come Google Alerts per ricevere notifiche quando il tuo nome compare online.
Controlla la privacy dei tuoi account
Rivedi le impostazioni di privacy sui social. Limita la visibilità di post, foto e dati personali solo alle persone fidate.
Aggiorna e cura la tua presenza digitale
Crea o migliora profili professionali (come LinkedIn) per far emergere contenuti di qualità e spingere in basso nei risultati quelli indesiderati.
Richiedi la rimozione dei contenuti indesiderati
Se trovi contenuti lesivi o privati, puoi contattare i webmaster dei siti oppure usare strumenti come la rimozione di contenuti obsoleti di Google.
L’egosurfing per il personal branding
Se lavori nel digitale, sei freelance o hai una tua attività, l’egosurfing può diventare un alleato strategico per il personal branding. Ti permette di:
- Capire come vieni percepito online
- Valutare la coerenza della tua comunicazione
- Individuare opportunità per raccontare meglio chi sei e cosa fai
Anche e soprattutto in questo caso, se usato con consapevolezza e intelligenza, l’egosurfing può diventare un prezioso alleato per conoscere meglio la tua identità digitale, proteggere la tua privacy e costruire una reputazione online solida. E per proteggerti, il vero segreto è sempre questo: non dimenticare mai chi sei davvero, anche quando ti cerchi su Google.