Scoperta la presenza di CBD in una pianta inaspettata

Cannabinoidi non solo nella cannabis: un’importante novità che apre interessanti prospettive

Il cannabidiolo, o CBD, rappresenta una sostanza che suscita un vasto interesse in numerosi ambiti. Contenuto nella cannabis, ma privo di effetti psicoattivi, ha stimolato, e continua a stimolare, una crescente attenzione da parte di numerose ricerche scientifiche che ne studiano i potenziali effetti terapeutici, specialmente come aiuto al trattamento di disturbi resistenti ai farmaci tradizionali.

E, nonostante il suo consumo ricreativo sia vietato in Italia, suscita interesse anche per tutti gli amanti del collezionismo, come dimostrato dalla mole di prodotti di tutti i tipi venduti da e-commerce come l’italianissimo Justbob e che popolano il settore della cannabis light, dalle infiorescenze di canapa legale ad articoli di nicchia e meno conosciuti come il Moonrock, che contiene un alto tasso di CBD.

Bene, il dato interessante che vorremmo affrontare in questo articolo è il seguente: nonostante nell’immaginario collettivo il CBD sia un composto associato esclusivamente alla cannabis, in realtà può essere trovato anche in altre piante. E una recente scoperta apre interessantissime prospettive in merito all’utilizzo terapeutico di questo composto.

Partiamo dal principio: ecco le caratteristiche della pianta Trema Micrantha Blume

La Trema Micrantha Blume, nota anche come ortica giamaicana, è una pianta appartenente alla famiglia delle Cannabaceae, la stessa della cannabis, ma con caratteristiche molto diverse.

Si tratta di una pianta erbacea che cresce spontaneamente in zone calde e umide dell’emisfero occidentale, diffusa nel centro e sud America dove cresce in zone ombreggiate ai margini delle foreste. Può raggiungere i 10 metri di altezza e si presenta con foglie ovali, verdi sopra e bianche e lanose sotto, fiori bianco-verdastri e frutti rossi o gialli.

In Italia, si può coltivare come pianta ornamentale nelle zone più miti, dove resiste fino a -5°C.

La Trema Micrantha ha diverse proprietà e usi interessanti. In alcuni paesi, come il Messico, ad esempio, la sua corteccia viene usata per produrre carta artigianale, chiamata Amate, che ha una lunga tradizione nella cultura locale e viene utilizzata fin dai tempi delle civiltà mesoamericane.

L’Amate è un tipo di carta resistente e flessibile, spesso decorata con disegni e motivi tradizionali, ed è considerata un’arte preziosa e un importante mezzo per preservare la cultura e le tradizioni dell’America latina.

I particolari della nuova scoperta

Ma perché spendere un intero paragrafo per parlare di questa pianta?

Ebbene, una ricerca condotta di recente dall’Università di Rio de Janeiro tramite il lavoro di un team di scienziati brasiliani, ha scoperto che la Trema Micrantha Blume contiene cannabidiolo, al pari di un’altra pianta della stessa famiglia già studiata nel 2021.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Phytochemistry, ha analizzato i componenti chimici della pianta usando tecniche di spettrometria di massa e cromatografia liquida e i risultati hanno mostrato che contiene diversi cannabinoidi, tra cui il CBD, il CBG (cannabigerolo) e il CBC (cannabicromene). Questi composti sono presenti in quantità molto basse, inferiore allo 0,1%, ma sono comunque rilevanti dal punto di vista farmacologico.

Il CBD, in particolare, è uno dei cannabinoidi più studiati per le sue potenzialità terapeutiche. Si tratta di un composto non psicoattivo, che non provoca gli effetti tipici della cannabis, come l’euforia o la sedazione. Il CBD ha dimostrato di avere effetti benefici su diverse patologie, tra cui l’ansia, il dolore cronico e l’infiammazione interagendo con il sistema endocannabinoide, un sistema biologico che regola diverse funzioni fisiologiche e psicologiche. Ma il risultato forse più interessante dello studio riguarda un grande assente: il THC.

In sostanza, è stato rilevato che, pur contenendo CBD, la Trema Micrantha Blume non ha mostrato tracce di tetraidrocannabinolo, il composto psicoattivo della cannabis e la principale causa dell’illegalità di quest’ultima pianta. Pertanto, l’arbusto sudamericano potrebbe rappresentare un’importante risorsa per estrarre cannabidiolo senza il rischio di ottenere prodotti contenenti anche tracce di altre sostanze stupefacenti come, per l’appunto, il THC.

CBD non proveniente dalla cannabis: quali considerazioni possiamo trarre?

La recente scoperta della presenza di CBD nella Trema Micrantha Blume apre interessanti e promettenti prospettive per l’approfondimento dello studio e l’utilizzo di questa pianta come una preziosa fonte alternativa di cannabinoidi. Questo esemplare, infatti, presenta alcuni vantaggi potenziali rispetto alla coltivazione di cannabis tradizionale, quali una maggiore facilità di coltivazione e una regolamentazione legale potenzialmente meno stringente.

Oltre al CBD, la pianta potrebbe rivelarsi una vera e propria miniera di principi attivi ancora sconosciuti, i quali potrebbero interagire sinergicamente con i cannabinoidi già noti. Questa possibilità apre nuovi orizzonti per la ricerca scientifica nel campo dei cannabinoidi e potrebbe portare alla scoperta di combinazioni terapeutiche uniche ed efficaci.

Lo studio sulla Trema Micrantha Blume rappresenta un notevole contributo all’approfondimento della conoscenza sulla biodiversità vegetale e sulle sue potenzialità farmacologiche. La pianta potrebbe dunque costituire una risorsa di inestimabile valore per lo sviluppo di nuovi medicinali a base di cannabinoidi, che potrebbero offrire maggiori benefici terapeutici e una maggiore sicurezza rispetto ai composti sintetici attualmente disponibili.

L’individuazione di una fonte alternativa di cannabinoidi come la Trema Micrantha Blume potrebbe inoltre contribuire a ridurre la dipendenza da colture di cannabis tradizionale, consentendo una diversificazione delle fonti e una maggiore sostenibilità nell’industria dei cannabinoidi.

In conclusione

La scoperta del CBD nella Trema Micrantha Blume sottolinea il potenziale inesplorato del regno vegetale e l’importanza di conservare e studiare la biodiversità. Questo lavoro di ricerca rappresenta un significativo passo avanti nella comprensione delle molteplici applicazioni del cannabidiolo e dei suoi correlati.

L’opportunità di estrarre CBD da una pianta che non contiene THC potrebbe rivoluzionare l’industria dei cannabinoidi, facilitando l’accesso a trattamenti sicuri e legali per milioni di persone. Inoltre, la presenza di altri cannabinoidi come il CBG e il CBC nella Trema Micrantha Blume suggerisce ulteriori possibilità di ricerca e applicazione.

Con una ricerca continua e un uso sostenibile delle nostre risorse vegetali, il futuro dei cannabinoidi terapeutici sembra più promettente che mai.