Congedo parentale, chi ne ha diritto e come funziona?

Cicogna in arrivo? Meglio informarsi e capire come la gestione dei figli può conciliarsi con la vita lavorativa. Parliamo di congedo parentale, ossia la possibilità per entrambi i neogenitori da astenersi facoltativamente dal lavoro fino al compimento del dodicesimo anno d’età dei figli. Una politica aziendale sancita dalla legge italiana per permettere alle famiglie di poter bilanciare le responsabilità familiari e lavorative. La normativa italiana a riguardo è stata recentemente aggiornata, cercando il più possibile di creare le condizioni ideali, sia in termini di tempo ma soprattutto economiche, affinché da un lato non venga sacrificata la propria carriera professionale così come la cura dei propri bambini.

Cos’è il congedo parentale?

Partendo dall’origine, secondo il Dlgs. 151/2001 e successive modificazioni il congedo parentale consiste in un periodo di astensione dal lavoro concesso ai genitori durante i primi anni di vita dei propri figli naturali e/o adottati. Durante tale periodo la retribuzione può subire delle riduzioni fino al completo annullamento. Il congedo parentale può essere preso senza distinzioni sia dalla madre che dal padre ed è un diritto sancito dalla legge. Il datore di lavoro non può quindi riservarsi il diritto di non concedere l’astensione dal lavoro in taluni casi e, qualora succedesse, il lavoratore può intervenire legalmente. Non tutti gli avvocati trattano la materia del lavoro, fondamentale per una simil causa, per cui è opportuno effettuare una ricerca sul web prima di affidare il proprio caso ad uno studio legale. Digitando, ad esempio, “assistenza legale congedo parentale”, usciranno risultati secchi su tale argomento, così da poter contattare i professionisti specializzati per tali questioni legali.

Il concetto di congedo parentale nasce dunque con lo scopo di sostenere le famiglie emotivamente e finanziariamente in una fase di vita importante per lo sviluppo del bambino, permettendo ad entrambi i genitori di poterlo supportare sia con la presenza fisica che per la parte economica. Nel tempo è stato riservato un ruolo sempre maggiore e paritario per entrambi i genitori, contribuendo a ridurre le disparità di genere sull’argomento figli, un tema tutt’ora dibattuto.

Nonostante le assenze sul posto di lavoro, è stato appurato che l’astensione dal lavoro aumenta la produttività e migliora la fedeltà nei confronti dell’azienda. Studi hanno dimostrato di come questa misura motivi maggiormente i dipendenti, avendo la possibilità di trascorrere del tempo con il proprio bambino, e riduca lo stress legato alla gestione delle responsabilità lavorative e familiari contemporaneamente.

Come funziona il congedo parentale

Secondo la legge, l’astensione dal lavoro usufruendo del congedo parentale può essere a ore, giorni o mesi. La scelta è a discrezione del lavoratore che potrà scegliere l’opzione più consona secondo le proprie esigenze. Per quanto riguarda la durata totale del congedo parentale va fatta una distinzione. Se i genitori usufruiscono congiuntamente del congedo parentale i mesi da ripartire sono 10. Se ad usufruirne è un solo genitore alla volta allora alla madre spettano 6 mesi di congedo, con 3 mesi indennizzati non trasferibili all’altro genitore, mentre per il padre sono previsti 6 mesi elevabili a 7 qualora si astenga per un periodo intero o frazionato non inferiore a 3 mesi e, come per la madre, con 3 mesi indennizzabili ma non trasferibili all’altro genitore.

Parlando dell’indennizzo, facciamo riferimento circolare INPS 45 del 16/05/2023. Da inizio 2023 i periodi di congedo parentale sono indennizzati all’80% fino al raggiungimento del limite di un mese per i genitori con figli di età inferiore ai 6 o, se adottato, entro i 6 anni dall’ingresso in famiglia. I rimanete periodi di congedo, utilizzabili fino al 12 anno di età, sono invece indennizzati al 30% con un limite di 9 mesi. Infine, i non spetta alcun tipo di indennità per i restanti periodi, nonostante rimanga comunque la possibilità di astenersi dal lavoro.

Viste le continue modificazioni in termini legislative e la complessità dell’argomento, è sempre utile lasciarsi aiutare dal proprio ufficio risorse umane o chiedere informazioni all’Inps qualora possano sorgere dubbi o perplessità.