Orientamento universitario e lavoro: come muoversi

Quando si sceglie l’università, le considerazioni sulle possibilità occupazionali spesso non sono immediatamente presenti.

L’università viene scelta più secondo uno schema scolastico che lavorativo, a meno che non ci sia un forte pressione familiare (che per esempio vorrebbe che il figlio o la figlia proseguisse negli studi tradizionalmente presi in famiglia, per proseguire o rilevare la professione).

Quindi lo studente guarda più agli esami da sostenere, alla tipologia di carriera universitaria che agli sbocchi lavorativi.

Forse però questo concetto sta andando sfumando nel tempo e per due motivi principali.

  1. È più veloce oggi ottenere una laurea. In fondo tre anni passano alla svelta e quindi ci si ritrova a pochi mesi dalla laurea triennale catapultati in una scelta importante: proseguire o cercare lavoro?
  2. Le informazioni a disposizione di uno studente oggi sono molto più vaste rispetto a quelle di cui dispone anche solo 10 anni fa. È possibile fare quindi una scelta consapevole che bilanci le esigenze di una carriera universitaria soddisfacente, seguita da un percorso di ingresso nel mondo del lavoro in linea con le aspirazioni iniziali.

Infatti, un punto spesso sottovalutato per quel che riguarda l’ingresso nel mondo del lavoro è che gli studenti freschi di laurea, spesso sono costretti a svolgere una professione assai differente dall’indirizzo universitario scelto.

Non è semplice trovare subito una collocazione e spesso si accetta a malincuore un ripiego.

Per capire come collegare da principio la scelta dell’università al lavoro che si desidera fare, occorre essere un po’ elastici e non avere fissazioni o ideologie di sorta.

La flessibilità è d’obbligo per vari motivi:

  • La trasformazione tecnologica e digitale di interi settori sta rendendo superflue alcune figure, ma ne sta facendo nascere di nuove. In questo quadro non assistiamo al turnover nelle posizioni soprattutto a livello pubblico, perché semplicemente un addetto a un terminale può fare il lavoro di 4 addetti a 4 terminali. E questo per non parlare della robotica nei reparti di produzione.
  • La flessibilità è poi necessaria perché il lavoro è flessibile. Ciò che non dovrebbe essere flessibile è la difesa del lavoro, semmai, cioè dei diritti collegati ad esso. I giovani dovrebbero combattere questa filosofia che verte su meno diritti = più lavoro, perché non è una strada corretta. La cessione dei diritti fondamentali, che sostanzialmente significa vivere una vita dignitosa al di fuori del mondo del lavoro, prima o poi comporta la cessione di altre libertà personali, è storicamente provato.
  • La flessibilità deve riguardare la possibilità di fare professioni simili a quella scelta, collegate in qualche modo alla passione che si intende inseguire.

Quando si sceglie cosa studiare si sta prendendo un impegno per i prossimi 3-5 anni. Questo periodo, pur non essendo lunghissimo, è comunque importante sotto ogni punto di vista.

È il periodo in cui si conoscono le persone che entreranno poi a far parte della nostra vita, ci si sente più forti, liberi, in grado di imprimere svolte e cambiamenti. E perciò non va sprecato in scelte che possono essere sbagliate e portarci a studiare ciò che non ci piace e fare ciò che non vogliamo fare.

I rimpianti si possono avere dopo, ma al momento della scelta dell’università è giusto cercare di dare forma a una passione, anche se è la più banale di tutte.

Quindi: scegliere 3-4 indirizzi potenziali e valutarli secondo due metri sempre validi. I costi della frequentazione dell’università che possono anche comprendere i costi di alloggio, di trasferta e di vitto. Poi naturalmente i costi relativi alle tasse universitarie, che variano a seconda dell’ateneo scelto.

L’altra considerazione va fatta tenendo conto della qualità degli insegnamenti e del corso in generale e il collegamento che questo ha rispetto al mondo del lavoro.

Confrontare come è l’andamento generale del corso di laurea nel mercato del lavoro e quindi capire quanti laureati trovano lavoro nel settore, e in quanto tempo dopo il conseguimento della triennale o della magistrale.

Leggere nel futuro del corso rispetto alle innovazioni tecnologiche attuali, cioè capire da che parte va il lavoro, dove serve specializzarsi, in che ambito è bene ritagliarsi un ruolo.

Un posto di lavoro non è mai generico, è sempre specifico, qualunque sia la sua natura. Se domani si inventasse un modo per riparare i denti da sé, grazie a rivoluzionari prodotti e strumenti, la figura del dentista sparirebbe, ma tu potresti fare il tecnico dello strumento che li ripara. Questo solo per fare un esempio.

Una volta fatte queste considerazioni puoi scegliere un corso triennale che funge da indirizzo. Al momento della laurea potrai decidere con maggior cognizione se proseguire gli studi o tentare l’ingresso nel mondo del lavoro.