Tassa di soggiorno e affitti brevi: cos’è e quando si paga

In questi ultimi anni abbiamo visto un boom degli affitti brevi (o temporanei), una tipologia di affitto di un immobile residenziale per un periodo non superiore a 30 giorni che prevede un contratto semplice e flessibile, soprattutto per chi si occupa degli affitti.

Tuttavia, il loro aumento ha anche sollevato molte preoccupazioni per i proprietari, come la gestione di tutti gli adempimenti burocratici e amministrativi necessari.

Nonostante possa sembrare semplice gestire questo business, infatti, dovrai fare attenzione alla normativa sugli affitti brevi per evitare sanzioni e problemi con l’autorità fiscale.

Tra i vari adempimenti burocratici troviamo la richiesta delle credenziali per accedere al gestionale della tassa di soggiorno, ma cosa è e quando si paga la tassa di soggiorno? Vediamolo insieme.

Tassa di soggiorno per affitti brevi: tutto quello che c’è da sapere

In determinate località è prevista la riscossione e il successivo versamento allo Stato della tassa di soggiorno, un’imposta che viene applicata agli ospiti delle strutture ricettive di territori classificati come località turistica o città d’arte per supportare il turismo locale e promuovere l’industria turistica nei paesi in cui viene applicata.

L’imposta di soggiorno per affitti brevi vale per le case vacanza, i bed and breakfast, gli affittacamere e per affitti turistici in strutture non professionali. Dal 2017, inoltre, anche chi decide di affittare una proprietà attraverso intermediari come Booking o Airbnb è tenuto a far pagare la tassa.

Introdotta nella legislazione italiana dal Decreto legislativo n. 23/11, è perciò un costo che i proprietari di affitti brevi devono tenere in considerazione. Può variare a seconda delle città e delle regioni in cui è applicata e anche in base alla durata del soggiorno. Alcuni Comuni, per esempio, hanno deciso di applicarla per appartamenti e strutture ricettive soltanto nei periodi di alta stagione.

Se ti occupi degli affitti brevi, oltre a informare adeguatamente i tuoi ospiti circa la spesa in questione, sarai tenuto a dichiarare al Comune il numero di ospiti che hanno soggiornato presso la tua struttura, il numero totale delle notti, l’imposta dovuta e gli estremi del versamento effettuato, attraverso un apposito modulo.

L’esenzione varia da Comune a Comune: per esempio, potrebbero essere esenti dal pagamento dell’imposta di soggiorno i bambini fino a 12 anni, gli over 65, le persone affette da disabilità o patologie, i residenti nel medesimo Comune e il personale delle forze dell’ordine.

Affittare casa vacanze senza rischi: affidati a dei professionisti

Abbiamo visto che per gestire gli affitti brevi devi avere familiarità con l’obbligo di riscuotere e versare la tassa di soggiorno alle autorità locali. Adottare un’operazione corretta in questo senso ti aiuterà a evitare sanzioni amministrative e in alcuni casi anche penali.

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