Il Libraccio: chi è, origini e storia

Andare al Libraccio, oggi, vuol dire comprare o vendere libri scolastici o usati: stiamo parlando della più grande catena di questo libro nel nostro Paese. Una catena che ha più di 40 anni di storia alle spalle, visto che il primo Libraccio venne inaugurato alla fine degli anni ’70 a Milano, e più precisamente in via Corsico, su iniziativa di quattro ventenni che si erano incontrati di fronte all’Università Statale, in largo Richini, a un mercatino di libri usati. Quei ragazzi si chiamavano Edoardo Scioscia, Silvio Parodi, Tiziano Ticozzelli e Pietro Fiechter, e sono ancora oggi tra i sedici soci della catena.

Che cos’è il Libraccio oggi

Entrando più nel dettaglio, Libraccio oggi è, dal punto di vista formale, una holding che detiene il controllo di numerose società, tra cui una società di distribuzione – la Distribuzione Monza Brianza – e più di 30 librerie diffuse in tutto il Paese, con una prevalenza per le regioni settentrionali. Della holding fanno parte anche dieci società operative, e una di queste è Libraccio Editore, casa editrice. Non è tutto: Libraccio ha una quota, pari a poco più del 5%, in IBS, che è una società di librerie, oltre a partecipazioni in Librerie Margaroli Srl Verbania, Galla 1880 Srl Vicenza e Libraccio Outlet.

Non solo librerie

Ci sono anche altri tre brand che sono nati grazie alle partnership che Libraccio ha avviato con altri marchi: a Verbania, per esempio, Magaroli + Libraccio; a Vicenza, invece, Galla + Libraccio. Galla, per altro, è un nome ben noto a tutti gli addetti ai lavori, visto che si tratta di una libreria indipendente tra le più antiche del nostro Paese. Da poco tempo, poi, è stata creata la joint venture con Messaggerie Libri, finalizzata alla gestione di Ibs bookshop che non a caso in alcune città si chiamano IBS + Libraccio.

Chi controlla Libraccio

Libraccio è a tutti gli effetti una catena di librerie indipendente, dal momento che non ricade sotto il controllo di alcun gruppo maggiore o editore. Per quanto le strategie generali vengano stabilite in cima alla gerarchia, la gestione delle singole librerie è autonoma, visto che ognuna di esse è controllata da società che gestiscono non più di cinque librerie. È evidente la differenza con Feltrinelli, per esempio, dove la gestione è decisamente più centralizzata e, di conseguenza, uniforme. Lo si nota nelle differenze tra le diverse librerie: la Noseda a Como e la Catullo a Verona sono librerie storiche, e vennero acquistate da Libraccio nel momento in cui rischiavano di chiudere; la sede di Milano in via santa Tecla e l’outlet di Parma, invece, si caratterizzano per un approccio decisamente commerciale, e hanno dimensioni importanti.

Che cosa fa Libraccio

Ciò che viene venduto da Libraccio può essere nuovo o usato, anche se sono soprattutto i libri di seconda mano il core business dell’attività, proprio come era stata pensata nel 1979. Oltre a libri universitari e scolastici, si possono trovare in vendita anche articoli di cancelleria, vinili, dvd, cd, fumetti, saggi e romanzi.

Come risparmiare comprando da Libraccio

Scegliere un codice sconto libraccio grazie al sito web Scontiebuoni.it è un ottimo modo per risparmiare quando si è in cerca di libri usati da acquistare. I coupon sconto non sono altro che codici composti da lettere e numeri che ormai sono entrati a far parte della vita quotidiana di molti di noi, e permettono di pagare non a prezzo pieno ciò che si è interessati a comprare: nel caso di Libraccio, prodotti editoriali, appunto. Questi codici vengono messi a disposizione gratis da Scontiebuoni.it, che proprio per questo è un punto di riferimento per molti appassionati.

Il modello di business di Libraccio

I privati vendono direttamente in libreria i libri scolastici, ottenendo una cifra che va da un minimo del 10% a un massimo del 30% del prezzo di copertina; il pagamento è immediato e avviene in contanti. In questo business, però, né gli editori né gli autori ottengono alcun riconoscimento di carattere economico. Esiste anche una categoria di libri di antiquariato, così chiamati perché pubblicati prima del XX secolo: vere e proprie chicche per collezionisti. Vengono trattati, infine, anche i remainder, vale a dire quei libri che sarebbero destinati a restare nei magazzini, visto che non fanno più parte dei cataloghi degli editori.